Nel linguaggio economico, produttività e crescita vengono spesso affiancate, ma rappresentano concetti distinti. La produttività misura l’efficienza: quanti beni o servizi si riescono a ottenere da una certa quantità di risorse impiegate – siano esse lavoro, capitale o tecnologia. In pratica, si tratta di “fare meglio”, ottimizzando l’uso di ciò che già si possiede.

La crescita, invece, guarda all’espansione complessiva: è l’aumento del volume totale di beni e servizi prodotti nel tempo. Può derivare da una maggiore produttività, ma anche da un semplice incremento delle risorse impiegate – come assumere più persone o ampliare l’apparato produttivo. In questo senso, si può crescere anche senza diventare più efficienti.

Entrambi i concetti, pur diversi, si intrecciano nel determinare la redditività. Se intesa in termini finanziari, la redditività esprime il ritorno economico rispetto all’investimento iniziale: quanto rende un’attività. È influenzata sia dalla produttività – perché lavorare meglio significa contenere i costi – sia dalla crescita, che può espandere i ricavi.

Ma esiste anche una redditività sociale, meno legata al profitto e più al valore generato per la collettività: salute, istruzione, ambiente. Anche qui, produttività e crescita giocano un ruolo. Cresce l’impatto sociale se aumentano i benefici; cresce la produttività sociale se si raggiungono più risultati con le stesse risorse.

In sintesi: la produttività misura come si lavora, la crescita quanto si produce, la redditività – finanziaria o sociale – valuta se ne è valsa la pena. La produttività misura l’efficienza nell’utilizzo delle risorse per generare output, mentre la crescita si riferisce all’aumento complessivo della produzione economica nel tempo. Entrambi influenzano la redditività, che valuta il ritorno economico o sociale rispetto agli investimenti effettuati. In sintesi, pur essendo concetti separati, produttività e crescita si intrecciano nel determinare la redditività