Asseverare questa babele ha causato danni all’ Italia più di una guerra perduta….: sofferenze bancaria, fallimenti, crescita del disavanzo pubblico, diminuzione del PIL, incremento del debito pubblico

Spesso si dice che il Business plan e l’Analisi Costi-Benefici (ACB) siano strumenti sostituibili e/o complementari, ma in realtà si tratta di due approcci molto diversi, con finalità, metodi e orizzonti temporali distinti. In alcuni casi, addirittura, in contrasto.

Il Business plan serve a dimostrare la fattibilità economica e commerciale di un progetto, solitamente in un orizzonte di 1-3 anni. Viene usato per attrarre investitori o per pianificare l’attività di un’impresa. Si concentra su ricavi, costi, mercato, strategia e gestione. È uno strumento utile, ma ha una visione “aziendalista” e di breve termine.

L’Analisi Costi-Benefici (ACB), invece, valuta l’utilità economica e sociale di un progetto durante la sua intera durata di vita, anche 10, 20 o più anni. Tiene conto non solo del ritorno finanziario dell’imprenditore a lungo termine ma anche dei benefici economici diretti e degli effetti ambientali, sociali, culturali. È lo strumento più adatto per i progetti dell’Economia reale, (Progetti pubblici e privati, produttivi, infrastrutturali e sociali) come infrastrutture, servizi pubblici, ambiente, formazione.

Quindi, mentre il business plan guarda al profitto privato nel breve periodo, l’ACB misura l’impatto complessivo e di lungo periodo per la collettività.

In molti casi, il Business plan non è sufficiente e non può sostituire l’ACB. Possono coesistere, ma non sono equivalenti né integrabili. Usarli entrambi può essere utile, ma solo se si riconoscono i loro limiti e le rispettive finalità.

Per valutare progetti privati e pubblici ad alto impatto sociale, l’ACB è lo strumento essenziale. Il business plan, se presente, può solo accompagnare e mai guidare la valutazione degli investimenti